Visto dalla Garfagnana, il Nona, è una dolce collina, la cui vetta, estremamente panoramica, è facilmente raggiungibile in 30 minuti di comodo cammino. Dalla versilia il suo aspetto è completamente diverso, infatti, poco sotto la vetta, il lato sud ovest, precipita in un enorme parete strapiombante alta più di 200m.
Questo enorme colosso di pietra però, non offre tante possibilità di salita, infatti, la sua roccia non è molto buona e risulta in alcune zone marcia.
Il lato sud ovest ha da sempre attirato lo sguardo di tutti gli alpinisti, e gia Allegri aveva provato ad arrivare in vetta da questo versante sfruttando l’evidente canale di sinistra che oggi porta il suo nome, ma come è scritto sulla lapide, alla base della parete, il 26 06 1926 si infranse sorridente ( su questo abbiamo dei dubbi) (scherzi a parte, l’incisione si riferisce alla sua giovane età) a pochi metri dall’uscita nel tentativo di salire.
Quello stesso canale fu poi vinto da F. Bruni, ma per avere la meglio sul repulsivo paretone, si dovettero aspettare gli anni 60 ed una matura tecnica di artificiale, nonchè l’invenzione del tanto discusso chiodo a pressione.
L’incredibile muraglia del Nona, dopo l’esplosione delle vie in artificiale, rimase poi inviolata per più di venti anni, finche nel 1990, ad opera di Stefano Funck, si rese possibile un itinerario di arrampicata libera dopo un grande lavoro di ispezione, pulitura e chiodatura dall’alto.
È storia di oggi invece, la seconda via aperta per l’arrampicata libera su questa superba parete ad opera di R. Vigiani, che dopo un lungo cantiere e numerosissimi voli, a causa della roccia infida incontrata, ha aperto dal basso la durissima "nona sinfonia".
Accesso:
Venendo dalla versilia si segue la strada che porta a Stazzema e la si lascia circa un chilometro prima per una che parte alla sua destra prima asfaltata e poi sterrata fino al suo termine.
Da qui per il comodo sentiero n.6 si giunge in circa 45min al rif. Forte dei Marmi, si continua oltre passando sotto all’imponente parete del Nona e cosi in altri 15min siamo al Procinto.
Il sentiero presenta varie scorciatoie, come ad esempio passando dalla foce della crestina dei bimbi.
Per coloro che arrivano dall’interno della Garfagnana, conviene arrivare all’albergo "alto Matanna", quindi a piedi per il sentiero n.5 fino alla foce del callare del Matanna e da qui tutto in discesa si perviene al Nona. 35min
Stile di arrampicata e periodo:
l’arrampicata si svolge quasi sempre in costante strapiombo molto tecnico su piccole tacche per le vie moderne, mentre per le classiche si tratta di salite quasi esclusivamente in artificiale su chiodi a pressione o tradizionali.
A patto che la parete non sia bagnata è scalabile in qualsiasi stagione, ma d’estate può essere molto calda, per cui è necessario attaccare presto la mattina finche è in ombra. Per le vie di artificiale, anche la stagione invernale riserva il suo fascino, e fa apprezzare maggiormente l'isolamento del vuoto.
In estate il sole arriva alle 11:00 circa.
Altre possibilità della zona:
Oltre alla falesia del Nona situata dopo lo spigolo di sinistra, è facilmente raggiungibile anche quella dietro il rifugio Forte dei Marmi.
Come detto nel precedente capitolo il Nona ed il Procinto, si trovano esattamente uno di fronte all’altro, pertanto quest’ultimo è un’ottima alternativa.
Un’altra alternativa degna di nota, dedicata agli amanti del trad, e "il richiamo della passera", l’evidente fessura posta all’estrema destra che si innalza per circa 50m con difficoltà in torno al 6b. ( non verificata ).
Gli itinerari:
Da sinistra a destra
CAMERA CON VISTA…. | II S1 7 a / A0 6 a+ obbligatorio. 2005 Dislivello 200m Discesa: in doppia sulla via, o a piedi. La via attacca subito a sinistra della lapide Allegri e sale la parete all’estremità occidentale. Le prime due lunghezze strapiombanti presentano le difficoltà maggiori dell’itinerario, dopo di che con un tiro un po’ discontinuo, si raggiunge la cengia sulla quale si traversa 20m a destra. Da qui per placche, seguendo la direttrice della fessura Barsi- Simonetti, ma tenendosi a qualche metro di distanza, si perviene alla cima della parete toccando nell’ultimo tiro, dopo alcuni metri di A0, la via storica. Dopo opportuna ripulitura della fessura sopra citata Barsi –Simonetti, le prime lunghezze (fino alla cengia) potrebbero costituire un interessante variante di attacco a questa via storica, che oggi sarebbe di divertente arrampicata, evitando così i poco interessanti tiri basali originali. |
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FANTASTICA | II S1 7 A, 6 a+ obbligatorio. S: Funck, F.
Convalle. Nel 1990Dislivello 220m.
La via attacca esattamente a destra dalla lapide, peraltro molto comoda per il primo passo. Fantastica di nome e di fatto. Resa possibile dal geniale intuito di Stefano Funk e compagni, dopo preventive calate ricognitive e dopo un impegnativo lavoro di pulizia ed attrezzatura, prese forma quella che per anni è stata l’unica via interamente percorribile in arrampicata libera della parete. Molto bella ed elegante, con passaggi delicati e molto tecnici, che con un sapiente gioco di traversi affronta le parti più solide ed interessanti della parete. Discesa: a piedi verso la vetta e da qui tornare al callare del Matanna, quindi col sent. n. 5 alla base della parete, oppure in doppia lungo la via, avendo cura di ripassare qualche rinvio. Attenzione alla cengia mediana, calarsi dritti tra gli alberi tagliati, da dove si arriva all’inizio del traverso (Discesa molto aerea e divertente). Altrimenti, molto meno esposta, sempre in doppia fino alla cengia, da qui ancora una corta calata fino alla cengia sottostante boscosa, dove si incontra la via "camera con vista", quindi camminando assicurati verso sinistra, faccia a monte, a ritroso sul facile traverso fino ad incontrare la catena e quindi nuovamente doppie sulla via camera con vista. |
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NONA SINFONIA | I S3 8 a, 7b+ obbligatorio. Dislivello 245m
Roberto Vigiani e C. Attacca un po’ più a destra di "fantastica". Discesa in doppia sulla via o a piedi come itinerario precedente. È al momento la via "sportiva" più dura delle Apuane, aperta dal basso in ottica moderna con un’etica molto severa. Questa via è sicuramente destinata ad un pubblico di specialisti, ma di sicura soddisfazione.(non verificata ) |
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VIA DEI FIORENTINI | relazione riferita alla mia
ripetizione del 23 maggio 2009 con Nicola Andreini. III R3 200m circa con difficoltà di V+ in libera ( poca) e molto artificilae di A1-A2 Ae nella vicchia scala artif. Aperta da: G. Bertini, E. Dei, M. Lopez, M. Verin, nel 1971 L'attacco è circa 50 metri a dx di nona sinfonia, vicino ad un progetto abbandonato che ancora presenta una corda pendente. Si può salire facilmente il primo pilastro sfruttando appunto questo progetto, anche se si toglie subito il brivido del primo passo con staffa su esile arbusto e successivi chiodi ligth. (non so se questo primo tiro sia originale, probabilmente no). La via affronta la parete nella parte centro sinistra, terminando sulla cuspide di sinistra della parete. Nel canonico stile anni 60/70 la via senza mai tregua dal primo all'ultimo passo affronta la parte a suon di staffe su chiodi a pressione, anche se non mancano certo i tradizionali, come pure "lunghe" sequenze in libera su roccia non sempre buona. Come per le altre, anche qui il vuoto si sente e non poco, in particolare nella prima metà, dove la chiodatura "d'epoca" fa riflettere molto prima di caricare la staffa. Appena sopra la metà, la via raggiunge la cengia di sinistra della parete, dove passano le moderne fantastica e nona sinfonia, e fa prendere una bella boccata di respiro, fornendo finalmente soste comode. ( da qui eventualmente è possibile scendere in doppia per una qualsiasi delle moderne ). Appena lasciata la cengia però la via riprende sostenuta ed impegnativa, con passi tal volta anche molto lunghi da staffare, e mira dritta verso il cielo, con uscita di 15 metri in libera tutta sprotetta non banale. ( utili friend ). Nell'insieme l'itinerario è molto impegnativo, e richiede buona attitudine alpinistica, sopratutto nei tratti in libera dove la roccia spesso è marcia, e saper valutare bene i chiodi tradizionali, spesso solo parzialmente conficcati, dove è fondamentale strozzare il braccio di leva. Per ovvi motivi di sicurezza, abbiamo rinforzato 3 soste con l'aggiuta di un fix inox. Per una ripetizione, tornano utili oltre una buona quantità di rinvii, molti cordini e dispositivi da incastro. |
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SUCAI
GENOVA |
Relazione riferita al 9 maggio 2008, data
della mia ripetizione con Nicola Andreini IV R? ( difficile stimare quanti chiodi sono veramente affidabili. ) 200 metri circa con difficoltà in libera fino al V + ed artificiale di ( A1 A2 Ae nella vecchia gradazione ) aperta dai fratelli E. e G.L. Vaccari nel 1966 Attacca quasi al centro della parete, a sinistra della grande volta. Uno zoccolo roccioso di 35 metri immette sulla parete vera e propria. Attacca poco a sinistra della Licia. La via cerca di seguire le debolezze della parete, sfruttando quando possibile diedri, rampe e fessure che essa offre, anche se sovente affronta placche strapiombanti estremamente compatte. Questa è stata la prima via ad affrontare l'aperta parete, grazie all'invenzione dei chiodi a pressione che rese possibile l'impresa. L'itinerario è quasi interamente chiodato con pressione o lama tradizionali, ma non mancano angolari, sassi incastrati e qualche pezzo di ferro casalingo ( appartenuto molto probabilmente ai fratelli Ceragioli che anni prima avevano fatto un tentativo e lasciato in parete un sacco di materiale auto costruito ). Comunque sia per la mancanza di alcuni chiodi evidentemente spezzati ( chi sa da chi ) altri tolti, e molti poco affidabili, tornano molto utili dispositivi da incastro anche grandi ( fino a 20 cm ), ed un assortimento di eventuali chiodi da sostituire, rinnvii in quantità, moschettoni e cordini di tutti i tipi, nonché un buon clif per staffare dei passaggi altrimenti troppo lontani. I vari chiodi ma molto di più quelli a lama, sentono parecchio l'usura del tempo, spesso è obbligatorio strozzarli, un po' per la loro scarsa penetrazione, un po' per l'inaffidabilità dell'anello. I chiodi ad espansione, sono di vari modelli, e non tutti sono ugualmente usurati, spesso alcuni appaiono anche buoni, o per lo meno fa piacere pensarlo. Alcuni chiodi sono invece evidentemente cambiati da ripetitori, anche se vecchi a loro volta. Mi racconta Gian Luigi Vaccari, che sui tiri adoperavano chiodi a pressione cassin da 1,5 cm, mentre sulle soste da 3 cm. La progressione è quasi interamente in artificiale, con pochi metri da percorrere in libera quasi sempre su roccia marcia e precaria. Per quanto concerne la difficoltà in artificiale dividerei drasticamente l'itinerario in 2 parti. La Prima fino alla cengia obliqua, non presenta particolari difficoltà ed anche la chiodatura non è delle peggiori, eccezione fatta per i rivetti del secondo tiro. La seconda parte, quella sopra la cengia, che sfrutta un grande ed orrido diedro fessura, è decisamente più impegnativa. La progressione risulta più difficile e spesso necessita di essere integrata a causa della distanza tra i chiodi. Anche gli ancoraggi mediamente risultano in peggiori condizioni e la pendenza negativa certo non aiuta. ( auguri negli ultimi metri ). Vista e valutata la mediamente scarsa qualità degli ancoraggi, abbiamo aggiunto un fix inox alla seconda sosta ed alle ultime tre. Nell'insieme non è quindi particolarmente pericolosa, e a ragion del vero devo ammettere che una mia caduta di circa 6 metri è stata arrestata benissimo da un lama ed un pressione. Per il resto occorre solo dire che vista l'età della chiodatura e la roccia che lascia spesso a desiderare, occorre un'ottima capacità di gestione della corda e della cordata. Anche se in epoche successive questo tipo di vie sono state definite lavori da carpentiere, io faccio i miei più sentiti complimenti agli apritori, i quali hanno dimostrato un coraggio ed una abilità eccezionali per sfidare quello che fino ad allora era ritenuto impossibile. Una volta in cima salire ancora il ripido canale erboso da non sottovalutare assolutamente, e raggiungere il crinale che riporta al callare del matanna. |
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LICIA |
Relazione riferita al 2 novembre 2007, data della mia ripetizione con Nicola Andreini. IV R3 220 metri con difficoltà di IV ed artificiale (A1 A2 Ae nella vecchia gradazione ). aperta da A. Bresciani ed M. Piotti nel 1969. Attacca quasi al centro della parete, a sinistra della grande volta. Una protuberanza rocciosa triangolare alta circa 20 m indica l'attacco. ( su questo "triangolo" ci sono dei vecchi monotiri ). Sale più o meno dritta a goccia d'acqua fino alla cuspide più alta della parete. La via è quasi costantemente in artificiale, con pochi passi in libera di difficoltà classiche. La via è interamente chiodata con chiodi a pressione o di tipo classico, (manca un chido sul 3° tiro che mi si è rotto). Lungo i primi due tiri sono presenti alcuni spit ( circa 2 - 3 per tiro). A tutte le soste ho messo almeno un Fix inox 10x65, ed uno sul penultimo tiro prima della fessura obliqua verso destra. I vari chiodi a lama, sono mediamente abbastanza mal messi e molti infissi per metà con necessità di essere strozzati alla base, i chiodi a pressione, esternamente si presentano ancora benino, ma data l'esigua penetrazione non saprei dire che livello di garanzia possano ancora offrire. La via anche se sente vistosamente i segni del tempo, non la reputo molto pericolosa, data la presenza di moderni fix alle soste, basta accettare non improbabili cadute causate dalla rottura o fuoriuscita di chiodi, e probabile strappo di quelli sottostanti. I tiri sono mediamente molto lunghi, anche 40m e data l'abbondanza di chiodi, per passarli tutti occorrono circa una ventina di riinvii, ma molto più utili tanti cordini e moschettoni sfusi, per strozzare i chiodi ed allungare le moschettonate per abbassare gli attriti. Come tipologia di arrampicata in artificiale, non è particolarmente difficile, ed i chiodi non sono mai troppo lontani da guadagnare, tuttavia occorrono indiscutibilmente buone capacità di progressione in artificiale, e ottime doti alpinistiche sia di manovra che di assicurazione e gestione della corda. Dire di una via di artificiale su chiodi a pressione che la essa sia bella o brutta, è giudizio arduo, ma di queste vie d'annata, si apprezza tutt'altro che il gesto atletico. Qui si respira il fascino della parete, il sapore della storia, l'aria sottile che solo decine e decine di metri di vuoto sanno emanare. Il tempo acquista un altra dimensione ed i metri che mancano alla vetta sembrano non diminuire mai, di contro lo scalatore ha l'impressione di aver salito un'intera parete ad ogni sosta. Difficilmente si riesce ad immaginare la tenacità e la capacità che gli apritori abbiano messo per avventurarsi su questa muraglia, ma sono fermamente convinto che oggi in un mondo di arrampicatori mediamente bravi e preparati, molti non troverebbero il coraggio di continuare oltre il primo tiro.
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CORRADO |
Relazione riferita al 4 aprile 2008 data della mia ripetizione con Nicola Andreini. III R3 A1 e A2 vecchia scala, IV in libera ( secondo la relazione originale). Aperta da A. Bresciani, M. Rossi, L. Sigali, A. Angelini nei primi anni 70 ( credo ). Dislivello 150m. Come la via Licia è dedicata alla moglie del Bresciani, questa la dedicò al proprio figlio, Corrado appunto. La via attacca a destra della grande volta, quasi in cima alla rampa del bosco, su un esile terrazzino roccioso sbriciolone. Ad eccezione dell'ultimo poco interessante tiro, la via è interamente in artificiale, con solo pochi passi in libera in alcune zone. L'itinerario è attrezzato prevalentemente con chiodi a pressione ( di vari modelli e misure ), e alcuni chiodi tradizionali. Il primo tiro è stato già in precedenza rinforzato con 4 spit, distribuiti sui suoi 40 m. Gli altri tiri rimangono attrezzati ancora in maniera originale, mentre le soste 1 bis (sono due vicine ) e la seconda, le abbiamo rinforzate con un fix inox da 10X65. Nel complesso la via a livello di chiodatura ( considerando il genere ) non è mal messa, ad eccezione di alcuni chiodi, i quali fuoriuscendo un po', necessitano di essere strozzati alla base per evitare bracci di leva sfavorevoli. I tiri sono solo tre nella versione originale, più quello di uscita su misto bosco roccia, ( è stata aggiunta una sosta 1 bis tra il primo ed il secondo ) che io consiglio al posto della prima, in quanto decisamente più comoda. Le lunghezze di corda sono impegnative essendo di ben 40 m e necessitano di molto materiale se si vuole passare tutti i chiodi, altrimenti come noi scendere a compromessi saltando i chiodi peggiori e passando i migliori per economizzare rinvii. Due passi nella terza lunghezza necessitano di un intermedio su clif ( medio ) per potersi alzare sufficientemente da raggiungere il chiodo. Inutile dire che occorre per ripetere tali itinerari un gran quantitativo di cordini, moschettoni ecc, nonché un piccolo assortimento di chiodi e perforatore, per sostituire eventuali chiodi che potrebbero rompersi o uscire. A mio avviso la via è molto bella, e dignitosamente sicura, esponendo lo sventurato alpinista ad un vuoto incredibile, tanto in salita che nelle doppie di discesa nella versione Benassi. Per la discesa consiglio le doppie all'uscita del terzo tiro sulla destra, che aveva realizzato Alberto Benassi, in occasione della sua ripetizione in solitaria. Una prima calata di circa 20 m, e poi una abissale calata da 55m, dove con un po' di fortuna si riesce a guadagnare la cengia boschiva tirando le cime degli alberi per rientrare in parete. Da qui a piedi zizagando tra i ripidi alberi si torna alla base. |
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IL FANTASMA DEL NONA |
II S2 ( gradi ? ) dislivello 200m circa 9 lunghezze. Aperta a più riprese ( dal 2002 al 2008 ) da Betti Leonardo e Poli Andrea La via attacca pochi metri a sinistra della Licia, poi ne condivide una porzione di parete al terzo tiro, torna alla sua sinistra, quindi con deciso traverso all'altezza della grande cengia, la oltrepassa a destra, per affrontare l'ultimo appicco. La via è aperta dal basso interamente chiodata a fix ( eccetto il terzo tiro in comune con la Licia ), mentre e gli ultimi 2 tiri sono chiodati dall'alto. Il primo tiro ha la sosta appesi, quindi consiglio di ignorarla e continuare oltre 10 m, per fare sosta su una fessura obliqua, collegando 2 fix. ( ovviamente il tiro diviene maggiormente impegnativo ) Le prime 2 lunghezze, sono su roccia molto mediocre, ed estremamente dolorosa. poi con un piccolo spostamento a destra ci si porta alla sosta della licia, e da qui si segue il terzo tiro che per i primi 15 metri è in comune, poi con un traverso a sx si lascia la vecchia via. ( in questo tratto la via mantiene chiodatura originale da artif, comunque non particolarmente precaria. Sulle successive lunghezze, la roccia migliora. Alla cengia si procede facilmente verso destra, per poi riprendere a salire la parte finale ( aperta dall'alto ) sospesi su un bel vuoto. Su queste ultime lunghezze, l'obbligatorio aumenta, e la chiodatura non risulta molto logica. L'uscita si effettua dalla sommità della parete per pendio ripido come per le altre vie. Fino al quinto tiro la calata in doppia è fattibile.
Qui a fianco lo schizzo originale, fornitomi dagli apritori. ( personalmente non confermo questi gradi ) |
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PARETE OVEST - NORD/OVEST
CERCATORI DI EMOZIONI |
relazione originale degli apritori ( non verificata )
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FALESIA DEL NONA:
Si tratta di un sito di arrampicata che in epoca relativamente recente è stato valorizzato con una chiodatura sistematica a fix e resinati.
Situato ad ovest della montagna dal quale prende il nome, guarda la est del Procinto, e trovandosi praticamente su un punto in cui si crea una foce, la zona risulta spesso ventilata, con temperature piacevoli anche in estate.
Le vie tutte abbastanza atletiche e strapiombanti sono in stile Procinto e nulla hanno in comune con l’imponente parete sud del Nona.
Gli itinerari sono per tutti i livelli con vie che vanno dal 5c al 7b.
Data la vicinanza al Procinto, è il luogo ideale ove terminare la giornata dopo qualche balla via lunga.
AVVICINAMENTO:
Come per il procinto, ma prima del ponticello di legno si costeggia il Nona verso destra e si perviene alla falesia.
LE VIE:
Da destra a sinistra.
1 | Quiete cosmica | 6a |
2 | La casa dov’è | 6a+ |
3 | Incazzati | 6a |
4 | Sorridimi | 6b |
5 | Lungo il sentiero dei nidi di ragno | 7a |
6 | Balle spaziali | 7b |
7 | La raddrizzata | 6c |
8 | Calami i jeans | 6b+ |
9 | Suona fratello | 6a+ |
10 | Uan. Ciù. Tri. for | 6b+ |
11 | Perle et porci | 6c |
12 | Reparto n.6 | 7a |
13 | Dott. sivago | 7a+ |
14 | Paro porta paro | 6c+ |
15 | Farfallone | 7a |
16 | Stick 2000 | 6b |
17 | Tratto | 6a |
18 | Trek | 6a+ |
19 | Gran diedro | 6a |
20 | Aria sporca | |
21 | Mamma perdonami | |
22 | Stahàrm | 5c |
Guida alpina STEFANO NESTI
tel. 349-3574125