Il gruppo montuoso del Giovo e Rondinaio, da molti anni è ormai considerato un
ottimo terreno di gioco per le attività alpinistiche invernali.
Le sue maestose linnee verticali, rotte dai canali che precipitano nei laghi,
intercalati da movimentati pendii e suggestive vallate, hanno attirato fin qui
negli anni, numerosissimi alpinisti, escursionisti o semplici turisti bramosi di
paesaggi mozza fiato.
Oltretutto complice un particolare micro clima, che per caratteristiche sia
morfologiche che meteorologiche, fa si che in questi luoghi, si vengano a creare
quelle condizioni ambientali ottimali e difficilmente ritrovabili in Appennino,
tali per cui hanno favorito lo svilupparsi di un certo tipo di “terreno” e
quindi di alpinismo.
All’inizio furono i canali, ripidi ed incassati, i quali riempiendosi di neve,
che molto spesso gela, hanno offerto stupende possibilità di salite più o meno
tecniche agli alpinisti desiderosi di cimentarsi in salite “armati” di ramponi e
piccozze.
Con l’avvento di nuove tecniche e materiali, nonché un’ottica più
allargata, l’alpinismo invernale ha subito, in particolar modo nell’ultimo
decennio,un notevole innalzamento delle difficoltà superabili e un allargamento
del terreno di azione, dai canali, alle colate di ghiaccio.
Bramosi di poter effettuare anche sulle nostre montagne i gesti arrampicatori
del cascatismo, è iniziata negli anni una sorta di ricerca di queste pareti del
gelo.
Da subito ci si è resi conto che in questo angolo di paradiso si vanno a formare
quasi tutte le stagioni un certo numero di colate di ghiaccio che hanno reso
questa zona oltremodo interessante ai praticanti di questo tipo di arrampicata
su cascate ghiacciate.
Dalla stagione invernale 2004/05 notando che il fenomeno e la popolarità del
luogo stava iniziando ad espandersi, anche se pur sempre circoscritto ad un
manipolo di alpinisti, ho deciso con l’aiuto di alcuni amici ed in particolare
con la spinta del lungimirante Massimo Bernardi, di catalogare e relazionare le
linee di ghiaccio più famose e note della zona, in principio, dopodiché vedendo
che ancora molto si può fare in questo campo, ho iniziato l’esplorazione alla
ricerca di cascate ancora inviolate, salendone di nuove e cercando di sfruttare
e trasferire anche in appennino le nuove tendenze arrampicatorie, aprendo di
fatto le prime linee di dry-tooling della zona.
Questo comprensorio, modestissimo se paragonato alle grandi valli alpine, ci sta
tuttavia regalando grandi soddisfazioni, consentendoci di giocare con le forme
più disparate dell’alpinismo, offrendosi di anno in anno sempre rinnovato con
ancora molte salite da scoprire o semplicemente da “vedere” soprattutto nel
campo del misto sia classico che moderno.
Stefano Nesti e Marco Mason il 18/02/05
Difficoltà: III / 3+ / M6+
Sviluppo: 22m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si
intravedono tra gli alberi sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso
guardando dal rifugio Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e
lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che
niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite
centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la paretina”
salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il lago.
15minuti dal rifugio per le basse, 20 per quella sopra.
Materiale: Sulla via sono stati lasciati alcuni chiodi ed il cordone di sosta,
ma sono necessari anche friend e dadi talvolta da collegare ai chiodi o tra
loro, dato che la roccia non sempre è ottima.
Si consiglia una singola da 60m, per praticità di moschettonaggio. Utile una
fettuccia per uno spuntone e una vite da ghiaccio da posizionare in cima alla
candela dove il ghiaccio è più spesso.
Relazione: Grazie ad una bella, ma delicata colonna di ghiaccio di circa 4
metri, si guadagna un terrazzino dal quale parte la sezione di roccia.
Da questo terrazzo di ghiaccio, sbarrato superiormente da un grosso tetto di
roccia, un fessurone obliquo verso destra e decisamente strapiombante, ci
permette di salire, offrendo piccole fessurazioni per le lame delle piccozze ed
incastri vari.
Gli ultimi metri sono i più delicati con grandi allunghi ed agganci precari.
Per l’ultimo passo si fa nuovamente presa su di una esile lingua di ghiaccio sul
bordo del bosco, dalla quale si moschettona la sosta posta al fusto di un albero
che pende dalla sommità proprio sopra di noi.
Discesa: con una doppia da 25m.
Considerazioni generali: La futuristica linea estremamente atletica, a lungo
sperata e sognata, rappresenta un significativo passo avanti per l’evoluzione
dell’arrampicata su ghiaccio in centro Italia. Questa via, infatti, è il primo
vero itinerario di dry tooling della dell’Appennino Tosco/Emiliano, che apre la
strada a questo tipo di arrampicata, permettendo di sfruttare anche colate di
ghiaccio fino ad oggi trascurate, appese qua e le alle nostre pareti.
La via, dato che la roccia ne dava ampie possibilità, è stata attrezzata con
protezioni classiche, preventivamente posizionate.
Vivamente consigliata agli amanti delle sensazioni forti, anzionsi di spingersi
oltre la verticale con picche e ramponi.
ATTENZIONE:anche se la lunghezza è modesta, non è un itinerario sportivo,
occorre sapersi proteggere con criterio e fare sicura altrettanto bene, non ci
sono spit ad accogliere le cadute, bensì protezioni tradizionali su arenaria
macigno…..
Stefano Nesti e Marco Mason il 07/02/05
( probabilmente già salito nella versione classica con uscita a destra)
Difficoltà: Ghiaccio II / 5
Sviluppo: 45m
Località: Lago santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate sono già
visibili in fondo al lago sulla sinistra. Per raggiungerle costeggiare il lago
sulla destra fin sotto le colate. Evitare, anche se ghiacciato, di attraversare
il lago direttamente.
Raggiunta la prima colata, risalire il piccolo canyon sulla sinistra.Tempo 30
minuti.
Materiale: 2corde da 60m,normale dotazione alpinistica, interamente proteggibile
con viti da ghiaccio
Relazione: Un primo passaggio delicato, immette sullo scivolo di ghiaccio a 70°
/ 80° di circa 20m, fino alla base della colonna di ghiaccio sotto le grandi
stalattiti.
Da qui si può uscire comodamente sulle facili rampe di destra, oppure come nel
nostro caso, affrontare direttamente il pilastro di ghiaccio fino al suo termine
sotto un tettino di roccia. Delicatamente agganciare la stalattite sospesa sulla
destra, e su di questa raggiungere il provvidenziale albero che sporge dal
bordo, quindi con acrobatico passaggio di wood tooling uscire nel bosco.
Discesa: con una comoda doppia da 50m da uno degli alberi sommitali sommatale.tenersi
sulla destra per evitare di incastrare le corde.
Considerazioni generali: L’itinerario è un vero miraggio, in quanto cascate di
questo tipo difficilmente si formano in Appennino, e l’uscita sospesa nel vuoto
con aggancio all’albero è un vero passaggio acrobatico, che rende questa cascata
veramente divertente e singolare.
Le difficoltà della colonna, calano decisamente dopo i primi passaggi.
L’intera colata è ottimamente proteggibile con viti su un ghiaccio eccellente,
per lo meno nel giorno della nostra salita.
Si raccomanda di salire questo itinerario solo con ottime condizioni di
ghiaccio, la stalattite finale è molto delicata.
Stefano Nesti e Marco Mason il 07/02/05
Difficoltà: ghiaccio IV / 3 M3 uscita; roccia IV
Sviluppo: 55m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: Dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate sono già
visibili in fondo al lago sulla sinistra. Per raggiungerle costeggiare il lago
sulla destra fin sotto le colate. Evitare, anche se ghiacciato, di attraversare
il lago direttamente. Tempo 20 minuti.
Materiale: 2 corde da 60m, normale dotazione alpinistica.
Materiale lasciato: Un chiodo da roccia posto circa tre metri sopra la fine del
ghiaccio,e cordone di sosta sull'albero sommitale.
Relazione:Salendo su rampe di ghiaccio effimero, si raggiunge la frangia
stalattitica che penzola da un tetto di roccia. Tale frangia, troppo sottile e
delicata per essere affrontata direttamente, l’abbiamo aggirata sulla sinistra,
con passaggi di misto su rocce instabili tenute insieme dal freddo.
Oltrepassata questa delicata sezione di roccia, si riprende a salire su ghiaccio
fino al suo termine, traversando a destra del pilastro di ghiaccio che conduce
alla sorgente della cascata.
Ci si alza un paio di metri oltre il termine del ghiaccio e sempre sulla destra
si vince un ribaltamento roccioso di dubbia solidità (chiodo lasciato in alto a
destra), col quale si guadagna un terrazzino inclinato, e quindi fidandosi della
terra gelata si entra nel diedro terminale.
Si sale con moltissima cautela fino al bosco sommatale, infatti l’uscita
rappresenta in pieno le "condizioni perfette": roccia rotta, sporca e non
proteggibile(occhio alle penne).
Discesa: con una comoda doppia da 60m dall’albero sommatale.
Considerazioni generali: L’itinerario, non estremamente difficile, richiede
tuttavia, ottime capacità alpinistiche sia su ghiaccio che su roccia ed il
sapersi muovere su terreno infido e praticamente sprotetto. Sull’intero sviluppo
a parte il chiodo da roccia lasciato, solo 2, 3 punti di ghiaccio offrono
garanzie di sicurezza decenti, e per lo più le protezioni sono sempre lontane
dai passaggi più delicati.
Si raccomanda di salire questo itinerario solo con ottime condizioni di freddo
continuato nel tempo.
Difficoltà: II / 2+
Sviluppo: 20m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si
intravedono tra gli alberi sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso
guardando dal rifugio Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e
lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che
niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite
centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la paretina”
salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il lago.15minuti
dal rifugio per le cascate basse, 20 per quella sopra.
Materiale: Normale dotazione alpinistica.
Relazione: Alcuni passi su placche e ghiaccio sottile, immettono nello stretto
colatoio che vi condurrà fino al bosco sommatale.
Discesa: A piedi o con una doppia da 25m su uno degli alberi sommitali.
Considerazioni generali: Si tratta di un piccolo ma grazioso couloir che senza
grandi difficoltà saprà regalare qualche metro di divertimento.
La linea, eventualmente attrezzabile dall’alto, può essere un buon inizio per
chi si avvicina a questa disciplina.
Per i più esperti ,invece, che sono venuti fin qui per salire “tra una speranza
ed un desiderio” servirà come riscaldamento o semplicemente come diversivo per
distrarsi piacevolmente qualche minuto.
Difficoltà: II / 2+
Sviluppo: 10m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si
intravedono tra gli alberi sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso
guardando dal rifugio Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e
lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che
niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite
centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la paretina”
salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il lago.
15minuti dal rifugio per le cascate basse, 20 per quella sopra.
Materiale: Normale dotazione alpinistica.
Relazione: La paretina, salibile in diversi modi è per lo più costituita da
alcuni metri su placche di ghiaccio e un divertente risaltino verticale.
Discesa: A piedi o con una doppia da 20m su uno degli alberi sommitali.
Considerazioni generali: Si tratta per l’appunto di una paretina ghiacciata
senza grandi difficoltà, sicuramente valida come palestrina ad uso scolastico,
dove si imparerà ad usare bene i piedi su il ghiaccio di modesto spessore,
incollato ad una placca di roccia, piuttosto che brandire piccozzate.
La linea, all’occorrenza è facilmente attrezzabile dall’alto per consentire di
salire in tutta sicurezza anche ai neofiti del ghiaccio.
Per i più esperti ,invece, che sono venuti fin qui per salire la via “tra una
speranza ed un desiderio” servirà come riscaldamento o semplicemente come
diversivo per distrarsi piacevolmente qualche minuto.
Difficoltà: III / 2+
Sviluppo: 25m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: dal rifugio Vittoria, raggiungibile con l’auto, le cascate si
intravedono tra gli alberi sopra il lago sull’estremità sinistra dello stesso
guardando dal rifugio Vittoria.
Dal rifugio costeggiare la sinistra del lago, entrare nella borra dei porci, e
lasciarla subito per dirigersi nel bosco sulla destra. La via “meglio che
niente” si trova in alto incassata tra rocce, ben visibile la stalattite
centrale.
Le vie “tra una speranza ed un desiderio”, “petit couloir” e “la paretina”
salgono i primi contrafforti rocciosi più bassi proprio sopra il lago.15minuti
dal rifugio per le basse, 20 per quella sopra.
Materiale: Normale dotazione, utili friends medio piccoli, inutili
le viti a meno che non troviate ghiaccio particolarmente spesso.
Relazione: Salendo su placchette di ghiaccio pressoché inproteggibili, si
perviene all’evidente stalattite, che vista dal rifugio vi avrà attirato, come
noi il giorno dell’apertura, fino li. Sulla destra della colonna ci sono buone
possibilità di proteggersi, quindi ci si riabbassa fino alla base della stessa e
si sale evitando grosse sollecitazioni. Superati i pochi metri divertenti, con
qualche passo su paleo ghiacciato si perviene all’albero sommatale che fungerà
come sosta.
Discesa: con una doppia da 25m.
Considerazioni generali: Sicuramente più bella a vedersi che a farsi. si tratta
di un itinerario di scarso interesse arrampicatorio, forse più apprezzabile da
un classico alpinista appenninico che da un moderno ghiacciatore.
Comunque proprio per la precarietà della struttura non è un tiro da prendere
alla leggera.
Risulterà un buon allenamento per chi desidererà prepararsi a salite di misto in
montagna.
Relazione di Stefano Nesti e Massimo Bernardi il 23/12/05)
Difficoltà: 2 / I oppure 2+ / I
Sviluppo: 18 m
Località: Lago Santo al monte Giovo, Appennino Tosco emiliano.
Accesso: Sulla strada che porta al lago santo, in corrispondenza dell’ultima
curva, imboccare il sentiero che porta al Rondinaio. Dopo circa 20 minuti
scarsi, si perviene al lago Baccio. Da qui guardando in alto a destra subito
sopra la palestra di arrampicata estiva (palestra dei celti) si nota l’evidente
colata.
Materiale: Una corda singola da 60m e qualche vite da ghiaccio.
Materiale lasciato: Nessuno
Relazione: La cascata è salibile in due diversi modi. Il primo più semplice
consiste nell’attaccare sulla sinistra dove le pendense sono minori ed uscire
sulla destra. Viceversa attaccando a destra e uscendo dritti sulla colonnina le
difficoltà aumentano leggermente rendendo la cascata un po’ più impegnativa ed
interessante.
Discesa: Con una doppia dall’alberello posto subito sopra.
Considerazioni generali: Entrambi gli itinerari sono abbastanza semplici e con
ottime possibilità di proteggersi, questi fattori ne fanno una classica
abbastanza ripetuta di soddisfazione e con un bellissimo panorama.
Difficoltà: ghiaccio II / 2+
Sviluppo: 30m
Località: Monte giovo al Lago Santo, Appennino Modenese
Accesso: Dal rifugio Vittoria, la cascata si trova in alto in direzione w subito sopra il pianoro intermedio che funge da cengione al monte Giovo. Seguire il sentiero 525 e appena usciti dal bosco dirigersi a destra salendo, verso nord, come per andare all'evidente canale che scende dalle propaggini rocciose del Giovo. Imboccare il canale e dopo poche decine di metri, la cascata ci appare evidente su un risalto roccioso alla nostra sinistra salendo. 40 minuti dal rifugio.
Materiale: Una corda singola e qualche chiodo da ghiaccio, più normale dotazione alpinistica
Relazione: Alcuni metri in verticale, immettono su di una rampa di ghiaccio che con strettoie e risaltini salgono elegantemente tra questo stretto intaglio nelle rocce.
Discesa: Se vogliamo limitarci a fare la cascata, conviene scendere con un po di prudenza sulla destra fino al canalone di attacco e quindi riscendere per questo, altrimenti una volta usciti dalla cascata, è possibile con tratti alpinistici, continuare in vetta al Giovo e da qui a valle con sentiero 525.
Considerazioni
generali: L’itinerario richiede una buona valutazione del ghiaccio, visto che
non tutti gli anni si forma ( da qui il nome ), e valutare anche la stabilità
del manto nevoso, visto che questi canali possono scaricare. La successiva
salita fino in vetta al Giovo rende questa scalata più completa ed interessante.
PER CONOSCERE LE CONDIZIONI IN TEMPO REALE E ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTARE IL
RIFUGIO VITTORIA
Guida alpina STEFANO NESTI
tel. 349-3574125